Fino ad ora abbiamo parlato del profilmico, cioè di tutti quegli elementi che si trovano concretamente davanti alla macchina da presa (la scenografia, l’illuminazione, il colore, il costume, il trucco e la recitazione). Ora parliamo del filmico, cioè la messa in inquadratura del mondo del film, lo sguardo e il punto di vista che ne determinano la rappresentazione.
L’inquadratura è l’unità primaria del linguaggio cinematografico, è la risultante di un’operazione di selezione compiuta dalla macchina da presa su ciò che ha di fronte. Alcuni termini tecnici:
Sul piano realizzativo, il punto di ripresa è scelto dal regista ed eseguito dall’operatore/cameraman con l’aiuto della troupe. Il punto di ripresa è composto da:
Il cinema è un’opera collettiva e i membri di una troupe devono poter comunicare tra loro per realizzare determinate inquadrature. Per questo si utilizzano questi termini per classificare le inquadrature secondo determinati criteri. Analizzeremo ognuno di essi in seguito.
Mentre l’inquadratura fotografica indica un solo fotogramma fisso in cui un momento della realtà viene fissato, ed è conclusa in sé, indipendente, finita; l’inquadratura cinematografica è
La decima vittima (1962) Elio Petri
Le inquadrature cinematografiche si possono suddividere in mobili e statiche:
Ogni volta che si riprende, si compiono implicitamente due operazioni: si selezionano alcuni elementi visivi da includere nell’inquadratura e si esclude tutto ciò che avrebbe potuto essere ripreso.
L’opera cinematografica, attraverso l’utilizzo di più inquadrature, porta ad illudere lo spettatore di conoscere l’intera scena, anche se gliene viene mostrata solo una parte.
La visione cinematografica è sempre visione parziale, visibile e non visibile, con una differenza tra campo e fuori campo:
La relazione fra campo e fuori campo avviene attraverso determinati indici visivi e sonori:
Esistono tre tipi di fuori campo:
Paris, Texas (1984) Wim Wenders
Nell’inquadratura coesistono due funzioni:
Il cinema classico tende a valorizzare maggiormente la funzione inquadratura-finestra portando lo spettatore a ignorare la presenza dei bordi e a concentrare la propria attenzione sul contenuto dell’immagine. Il principio è quello della centratura, cioè il centro visivo dell’inquadratura è occupato dal personaggio e dall’azione principali. Nel cinema moderno invece viene valorizzato il ruolo dell’inquadratura-limite attraverso il decadrage, un procedimento che crea un vuoto al centro dell’immagine, essendo il personaggio e l’azione relegati nella periferia dell’inquadratura.
Il deserto rosso (1964) Michelangelo Antonioni
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