Fino ad ora abbiamo parlato della scenografia, dell’illuminazione, del colore, della fotografia, del costume e trucco e della recitazione. Ora siamo nel campo del filmico, cioè della messa in inquadratura del mondo del film. Dopo aver approfondito l’inquadratura, la prospettiva, il punto di ripresa, i campi e i piani, i movimenti di camera e il piano sequenza. Scopriamo il punto di vista.
L’inquadratura è il punto di vista del regista, il quale decide di mostrare la realtà da quel punto. Ma esiste anche il punto di vista dello spettatore. Il regista è colui che governa il film nel suo farsi, mentre lo spettatore governa il film nel suo darsi. L’inquadratura è il prodotto di un atto di visione che implica un mostrare e un guardare, un’origine e una destinazione. La nozione di punto di vista filmico è complessa, in essa confluiscono tre dimensioni:
L’inquadratura quindi è uno sguardo, un’attività visiva, selettiva e strutturante.
8 e mezzo (1963) Federico Fellini
Guardando un film si assiste all’azione sia da spettatori che da protagonisti. Esistono due tipi di punti di vista:
Lo sguardo filmico si trasforma durante il racconto; i passaggi e i confini tra l’oggettività e la soggettività sono graduali.
L’inquadratura Oggettiva è il punto di vista del narratore stesso, impersonale ed esterno all’azione. L’oggettiva è uno sguardo non condizionato, non ancorato ad alcun personaggio e non marcato da alcun segno audiovisivo. Lo spettatore, guardando la scena, dimentica la presenza della macchina da presa. Le oggettive neutre sono tutte quelle inquadrature oggettive motivate dall’esigenza di rappresentare l’azione dei personaggi e la scena nella quale si muovono. Esempi sono i totali, primi piani, le inquadrature frontali, i campi/controcampi.
Inception (2010) Christopher Nolan
Le oggettive orientate sono inquadrature che manifestano l’attività del narratore, rivelando un punto di vista particolare non riconducibile a una visione oggettiva (un’angolazione a piombo, un movimento di macchina particolarmente lungo). Si mette in evidenza l’autore con il suo stile e la sua posizione nei confronti della storia. Ci sono due tipi di oggettive orientate:
L’inquadratura Soggettiva è il punto di vista del personaggio. Il narratore entra nello sguardo del personaggio e s’identifica con esso, producendo pari identificazione anche nello spettatore. Perché lo spettatore si identifichi nel punto di vista di un personaggio, lo deve poter vedere subito prima di guardare lo spazio attraverso i suoi occhi. Si tratta di collegare l’inquadratura di una porzione di spazio ad un personaggio indicato come sua origine in un punto preciso di quello spazio. Si parte da un movimento della macchina da presa verso il personaggio che è sul punto di guardare.
Esistono diversi tipi di inquadratura soggettiva e molte sue varianti:
Strange Days (1995) Kathryn Bigelow
Quando un personaggio rivolge lo sguardo verso la macchina da presa e allo spettatore, si opera il disvelamento del dispositivo cinematografico. Questa figura è generalmente evitata nel cinema narrativo classico, oppure viene utilizzata solo in momenti particolarmente drammatici o comici, poiché provoca una rottura della finzione e un effetto di straniamento. Lo sguardo in macchina è un effetto-specchio in cui lo spettatore non è più soltanto soggetto dello sguardo, ma diventa anche oggetto e viene richiamato alla coscienza di stare guardando un film.
Il silenzio degli innocenti (1991) Jonathan Demme
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