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Lezioni di cinema: I movimenti di camera

Fino ad ora abbiamo parlato della scenografia, dell’illuminazione, del colore, della fotografia, del costume e trucco e della recitazione. Ora siamo nel campo del filmico, cioè  della messa in inquadratura del mondo del film. Dopo aver approfondito l’inquadratura, la prospettiva, il punto di ripresa, i campi e i piani. Scopriamo i movimenti di camera.

I movimenti di camera

Il cinema è fatto di immagini in movimento. I movimenti sono legati agli spostamenti degli oggetti filmati ma soprattutto all’attività della macchina da presa che offre punti di vista diversi. Attraverso i movimenti di camera, lo spettatore entra nello spazio della rappresentazione e scopre nuove porzioni del mondo rappresentato. I movimenti di camera variano al loro interno angolazione, distanza, inclinazione o altezza. I principali sono due, suscettibili però di numerose e varie combinazioni: panoramiche e carrellate.

La panoramica

La panoramica è un movimento rotatorio della macchina da presa sul proprio asse orizzontale o verticale. Corrisponde, nella vita reale, agli spostamenti della testa quando si gira collo e sguardo, restando fermi col corpo. La panoramica generalmente parte lenta, aumenta di velocità, poi rallenta di nuovo sino a fermarsi. Esistono vari tipi:

  • panoramica orizzontale: da destra a sinistra e da sinistra a destra;
  • verticale: dall’alto in basso e dal basso in alto;
  • obliqua: una via intermedia tra l’orizzontale e la verticale, in cui la cinepresa si muove in diagonale;
  • circolare: segue una traiettoria circolare che in alcuni casi può essere completa (quando riprende per 360 gradi) o ripetuta più volte (oltre 360 gradi);
  • a schiaffo: è eseguita in modo rapidissimo tanto da non vedere quello che si sta riprendendo;
  • filata: segue in velocità un personaggio e lo sfondo sfuma;
  • rotazione: la camera compie un intero giro intorno al proprio asse orizzontale

La carrellata

La carrellata si distingue in base alla relazione che intercorre tra la camera e il soggetto ripreso. Corrisponde al movimento di una persona che si muove nello spazio, guardando davanti a sé, senza ruotare il capo. La macchina da presa è montata su un elemento mobile, ad esempio un carrello che scorre su binari, oppure può essere semplicemente spostata a mano dall’operatore. Può essere di vari tipi:

  • carrellata indietro: la camera indietreggia lungo l’asse di ripresa e accresce la sua distanza dall’oggetto;
  • avanti: la camera avanza in direzione dell’asse di ripresa per diminuire la sua distanza dall’oggetto;
  • a precedere: la camera indietreggia mentre il soggetto avanza, mantenendo la distanza invariata e precedendone il movimento;
  • a seguire: La camera segue il soggetto nel suo percorso mantenendo la stessa distanza, seguendone il movimento;
  • laterale: la camera segue parallelamente il soggetto nel suo percorso, mantenendo la stessa distanza, muovendosi lateralmente rispetto all’asse di ripresa;
  • verticale: la camera si sposta lungo il suo asse verticale;
  • circolare: la camera ruota intorno al soggetto. Si muove su un binario circolare, o è mossa a mano da un operatore che compie un movimento curvo attorno ad un personaggio.

Lo zoom

Ai movimenti reali della cinepresa si affiancano dei movimenti apparenti che derivano, non da un effettivo spostamento del punto di ripresa, ma da un gioco di lenti: lo zoom. Lo zoom è un obiettivo a fuoco variabile che permette effetti di avvicinamento o di allontanamento dello spazio inquadrato, simulando il movimento della carrellata in avanti o all’indietro. La cinepresa compie un movimento che non è fisico, ma ottico. Per questo gli zoom vengono anche chiamati carrellate ottiche. Esistono due tipi di zoom:

  • Zoom in: in avanti, detto anche a stringere, si passa da un piano grande ad uno più ristretto;
  • Zoom out: all’indietro, detto a scoprire, si passa da un particolare minuscolo ad una scena più larga.

Poi c’è anche l’effetto Vertigo (negli USA dolly zoom), in cui viene combinata carrellata e zoom in modo da mantenere invariata la dimensione del soggetto.

I movimenti compositi

I movimenti compositi combinano carrellate e panoramiche e possono essere realizzati attraverso svariate apparecchiature. Ognuna di queste produce effetti visivi particolari:

  • Camera a mano o a spalla: non ha ammortizzatori e gli operatori effettuano riprese volutamente mosse:
  • Steadycam: un’imbracatura indossata da un operatore che assicura una ripresa fluida anche in situazioni dove la camera normalmente sobbalzerebbe, ad esempio scendendo delle scale o correndo. Si usa soprattutto nei thriller e nel fantastico per dare un senso di inquietudine;
  • Dolly: la macchina da presa viene sistemata all’estremità di un lungo braccio mobile montato su ruote o su binario. Si muove sul piano verticale consentendo movimenti fluidi in svariate direzioni;
  • Gru: realizza tutti i movimenti grazie alla grande mobilità del braccio. La gru, posizionata su ruote o binari, può essere molto alta, ha i sedili per operatore ed assistente mentre il braccio è manovrato da terra;
  • Elicotteri e droni: realizzano riprese aeree con inquadrature larghe, puntate verso terra, simili alle carrellate;
  • Cameracar: una modalità meccanica per le riprese all’interno di un autoveicolo in cui la cinepresa viene montata su un auto.

Effetto notte (1973) François Truffaut

I movimenti motivati

I movimenti di camera si distinguono inoltre in movimenti:

  • legati al personaggio: la camera segue il movimento di uno o più attori, animali o oggetti;
  • autonomi: la camera è indipendente dal movimento dei personaggi.

Il movimento della macchina da presa può essere funzionale alle esigenze narrative del film. Tali movimenti si definiscono motivati, poiché trovano la loro ragion d’essere nello sviluppo dell’azione o nella necessità di comunicare allo spettatore delle informazioni. A questi si contrappongono i movimenti non motivati, quelli non strettamente legati alle necessità del racconto. Nel cinema classico non si ricorre a movimenti di macchina privi di motivazione, ma si punta tutto sulla chiarezza espositiva; mentre nel cinema moderno la macchina da presa si muove, rivendicando una certa autonomia dalla funzione narrativa.

Il treno per il Darjeeling (2007) Wes Anderson

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