Se volete approcciarvi alla fotografia in modo professionale, il primo passo da compiere è imparare a scattare delle fotografie tecnicamente corrette. Tutti i primi parametri che andrete ad impostare dovranno servirvi ad ottenere un’ immagine esposta correttamente, in cui, cioè, tutti gli elementi siano visibili.
Tuttavia, le regole esistono per essere stravolte e non sempre una fotografia non esposta correttamente è sbagliata. Una volta apprese le regole base, potrete sperimentare a vostro piacimento e addirittura utilizzare un’esposizione errata; tutto dipende da ciò che volete esprimere con le vostre immagini.
Vediamo più nel dettaglio cosa è e a cosa serve l’esposizione.

by: Francesca Iandiorio
Credits: Francesca Iandiorio

Sottoesposto o savraesposto

I nostri occhi vedono la realtà esposta correttamente, in quanto il nostro cervello effettua una correzione continua di tutto ciò che vediamo e si adatta ad ogni tipo di situazione. L’occhio umano tende a vedere molti dettagli sia nelle aree scure, che in quelle chiare. Quante volte ci è capitato di ritrovarci in una stanza buia e di riuscire a distinguerne gli oggetti dopo qualche minuto.
La macchina fotografica non ha il cervello, per cui non si comporta affatto come l’occhio umano, siamo noi a doverle fare da cervello.
Se non impostiamo un’esposizione corretta, rischiamo di ottenere un’immagine troppo chiara o troppo scura, in gergo fotografico si dice che è una fotografia è sottoesposta o sovraesposta. In poche parole, quando inquadriamo un’area in ombra, se non esponiamo correttamente, rischiamo di perdere gli elementi in ombra in quanto risulteranno quasi del tutto o completamente neri.

Gli esposimetri

Come abbiamo già visto, l’esposizione è la quantità di luce che arriva al sensore della macchina fotografica in un dato lasso di tempo, e dipende dall’apertura del diaframma, dalla velocità di otturazione e dalla sensibilità del sensore (ISO).
Per misurare la luce che arriva al sensore della fotocamera, si utilizzano gli esposimetri, degli strumenti elettronici che, dopo aver rilevato il tipo e la quantità di luce che influenza la scena, ci indicano il numero di diaframma e il tempo di scatto da impostare per ottenere un’immagine esposta correttamente.

Credits: www.photodummies.com

Gli esposimetri esterni

Un tempo, per misurare l’esposizione, si usavano gli esposimetri esterni. Si tratta di dispositivi molto precisi, che misurano la quantità di luce incidente, ovvero la luce che colpisce il soggetto del nostro scatto, e ci indicano il numero di diaframma e la velocità di otturazione che dobbiamo impostare sulla macchina fotografica. Molti fotografi e direttori della fotografia nel cinema usano ancora questo strumento, in quanto permette una misurazione della luce molto attendibile. La luce incidente, infatti, non è influenzata dal colore del soggetto che investe, nè da altre fonti.

Credits: Denis Gerolini

Gli esposimetri interni

Nelle macchine fotografiche digitali esistono ormai degli strumenti di misurazione interna, i quali misurano la luce riflessa dal soggetto che passa attraverso le lenti e arriva al sensore. La luce riflessa è influenzata dal colore del soggetto e dal tipo di materiale di cui è fatto. Va da sé che l’esposimetro interno della fotocamera, detto anche TTL, non è attendibile quanto quello esterno e falserà leggermente la nostra immagine.
Tutti gli esposimetri interni sono tarati sul cosiddetto grigio medio, ovvero il colore che riflette il 18% della luce. Se nella nostra inquadratura ci sono delle aree molto bianche, l’esposimetro le porta verso il grigio medio, o più semplicemente le sottoespone. Al contrario, le zone scure verranno sovraesposte.

Credits: www.cameranation.it

La compensazione dell’esposizione

Per raggirare quest’automatismo, possiamo utilizzare un comando presente in quasi tutte le macchine fotografiche: la compensazione dell’esposizione. Se stiamo fotografando una persona con una maglietta bianca, tramite la compensazione dell’esposizione possiamo sovraesporre di uno o due stop rispetto a quelli suggeriti dalla misurazione. In questo modo non otterremo una maglietta grigia, ma un colore che si avvicina alla realtà.

Credits: abcamera.it

Tipi di misurazione

L’esposimetro interno può effettuare tre tipi di misurazione della luce: matrix, semi-spot o centrale e spot . La misurazione matrix legge la luce riflessa da tutte le aree dell’inquadratura e fa una media tra le varie parti scegliendo l’esposizione migliore. Anche la misurazione centrale fa una media tra più esposizioni di diverse aree, ma dà priorità alla parte centrale dell’immagine. La misurazione spot è quella meno utilizzata, in quanto misura l’esposizione di una piccola e precisa area dell’inquadratura.

Credits: Elia Vaccaro Fotografo

Un consiglio utile: utilizzare l’istogramma

Se non disponiamo di un esposimetro esterno, non possiamo affidarci del tutto a ciò che ci dice l’esposimetro della macchina fotografica, né a ciò che vediamo dal display. Un consiglio molto utile è quello di utilizzare l‘istogramma, che possiamo impostare sul nostro monitor dal menù della fotocamera. L’istogramma è un grafico con ascisse e ordinate che indica la quantità di pixel per ogni tipo di luminosità dell’immagine. Sulla sinistra del grafico si trovano i bianchi, al centro i mezzitoni e destra le ombre. Se ci sono più pixel sulla sinistra del grafico, significa che l’immagine è sovraesposta. Se ci sono molti pixel sulla destra, vuol dire che l’immagine è sottoesposta. Per ottenere un’immagine corretta, dobbiamo fare in modo che i pixel siano equamente distribuiti su tutte le aree del grafico.

Credits: www. shotlight.it

Il significato della fotografia

Dobbiamo sapere che non è d’obbligo scattare fotografie sempre tecnicamente perfette. Una volta padroneggiato e messo in pratica il concetto di esposizione, possiamo decidere di scattare di proposito una fotografia sovraesposta o sottoesposta. Tutto dipende dal mood che vogliamo ottenere e dal significato che vogliamo trasmettere, l’importante è che dietro al nostro scatto ci sia un pensiero.

Se vogliamo ottenere una fotografia più drammatica e misteriosa, possiamo sottoesporre utilizzando impostazioni diverse rispetto a quelle che ci indica l’esposimetro.
Con una fotografia chiara ed inondata di luce, possiamo ottenere un’atmosfera più evocativa od onirica. Molto spesso il bianco rimanda ai ricordi o a una dimensione altra o spirituale.

by: Francesca Iandiorio
Credits: Francesca Iandiorio
by: Francesca Iandiorio
Credits: Francesca Iandiorio

La silhouette e le ombre

Un effetto molto d’impatto sia nella fotografia che nel cinema è dato dalle silhouette. Si tratta di persone o oggetti molto scuri che si stagliano su uno sfondo più chiaro. Un personaggio in silhouette comunica mistero e solitudine; può essere ad esempio una persona con un passato oscuro o su cui incombe un futuro incerto o nefasto. Nei film noir degli anni ’40 si utilizzava molto questo effetto; i protagonisti, infatti, sono spesso delle sagome scure che si stagliano contro i fasci di luce della città.

Uno dei film che ha utilizzato in modo magistrale questo effetto di ombra intensa è Blade Runner di Ridley Scott, un classico degli anni ’80, in cui i personaggi sono silhouette che si muovono continuamente in un’atmosfera surreale e futuristica, dettata da una fotografia notturna e da una luce quasi sempre artificiale.

Uno dei direttori della fotografia che ha basato il suo lavoro sulle ombre è Gordon Willis, non a caso conosciuto anche come “Principe dell’oscurità”. Ha diretto la fotografia di film iconici e dall’atmosfera violenta e oscura, come il Padrino di Francis Ford Coppola.

Fotogramma tratto dal film “Quarto Potere” di Orson Welles
Credits: i.pinimg.com
Fotogramma tratto dal film “Blade Runner” di Ridley Scott
Credits: www.diyphotography.net
Fotogramma tratto dal film “Il Padrino” di Francis Ford Coppola
Credits: i.pinimg.com/

La sovraesposizione

La sovraesposizione viene usata molto nella fotografia ritrattistica e in quella pubblicitaria per valorizzare i volti e la pelle. Questo tipo di fotografia restituisce una sensazione di salute e benessere.
Nel cinema la sovraesposizione è meno frequente della sottoesposizione, in quanto è più difficile da gestire. Viene usata sopratutto quando si mette in scena un sogno. Si pensi ad esempio al film “Harry Potter e i doni della morte”, quando Harry incontra in sogno Silente.

Credits: blog.farmacosmo.it

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