La messa a fuoco in fotografia: cos’è e come si usa
Il funzionamento della macchina fotografica ha sempre cercato di imitare quello dei nostri occhi. I vari elementi che compongono la macchina fotografica possono essere paragonati ai componenti del nostro apparato ottico. Ad esempio, il piano focale su cui si imprime l’immagine può essere considerato la retina della fotocamera, le lenti dell’obiettivo sono, invece, le pupille. Tuttavia, alla macchina fotografica manca un organo fondamentale: il cervello, il quale effettua delle correzioni continue ed automatiche di tutto ciò che vediamo. La fotocamera, al contrario, registra ciò che inquadriamo così com’è, senza alcuna correzione. I nostri occhi effettuano una messa a fuoco continua della realtà e tutto ciò che osserviamo ci sembra sempre perfettamente nitido. In realtà, se ci facciamo caso, le aree che si trovano ai bordi della nostra sfera visiva risultano sfocate. La fotocamera si comporta esattamente allo stesso modo: solo un’area della nostra immagine risulterà nitida. Tuttavia in un’immagine le parti sfocate sono molto più evidenti di quelle che vediamo attraverso i nostri occhi. Ma vediamo più nel dettaglio cos’è la messa a fuoco in fotografia.
Le modalità di messa a fuoco
Quando inquadriamo un’area, dobbiamo decidere bene cosa mettere a fuoco. Ciò che vogliamo nitido, infatti, è il soggetto della nostra fotografia. Per mettere a fuoco una porzione dell’inquadratura esistono oggi varie modalità, che possiamo decidere di usare a seconda della situazione. Con la fotografia analogica esisteva una sola modalità, quella manuale. Il fotografo metteva a fuoco il proprio soggetto manualmente, attraverso una ghiera posizionata intorno all’obbiettivo. Nella fotografia digitale, questa modalità non è scomparsa e resta quella più sicura e professionale, ma coesiste con il fuoco automatico, meglio conosciuto come autofocus. Entrambe le modalità si selezionano attraverso un apposito interruttore posizionato sull’obiettivo.
L’autofocus
L’autofocus, anche conosciuto come AF, può essere molto utile a chi si approccia alla fotografia per la prima volta. Penserà, infatti, la fotocamera a mettere a fuoco, mentre noi potremo occuparci dell’esposizione e della composizione. Tuttavia dobbiamo stare molto attenti, in quanto l’autofocus effettua spesso delle letture errate della realtà.
L’autofocus, attraverso dei processi elettronici, mette a fuoco l’area centrale della nostra inquadratura, che, nelle macchine digitali, può essere spostata a seconda dell’area che vogliamo nitida. Esistono principalmente tre tipi di modalità di messa a fuoco attraverso l’autofocus: AF singolo, AF continuo e AI focus. Vediamo di cosa si tratta.
AF singolo
La modalità AF singolo è quella più utilizzata e mette a fuoco un’unica area della nostra inquadratura. Viene comunemente utilizzata quando inquadriamo soggetti statici, come panorami o ritratti. Questa modalità si usa premendo a metà il pulsante di scatto finché la fotocamera emette un bip. A questo punto possiamo premere il pulsante fino in fondo e scattare la nostra fotografia.
AF continuo
Questa modalità è molto utile quando dobbiamo fotografare un soggetto in movimento. Se vogliamo fotografare una persona o un animale, infatti, la fotocamera, premendo a metà il pulsante di scatto, memorizza e mette a fuoco il suo volto e lo segue per tutto il fotogramma. Utilizzare l’AF continuo è molto rischioso perché spesso i nostri soggetti sono molto veloci e la fotocamera non ha il tempo necessario per mettere a fuoco.
AI focus
La terza modalità, l’AI focus, è una strada intermedia tra le prime due. Scegliendo di utilizzarla, si lascia pieno potere alla macchina fotografica. Infatti, nel momento in cui si preme a metà il pulsante di scatto, è la fotocamera che sceglierà quale modalità utilizzare a seconda della scena che si trova dinanzi. Se l’inquadratura è statica, sceglierà l’AF singolo. Se bisogna fotografare un soggetto in movimento sceglierà l’AF continuo.
I rischi dell’autofocus
Utilizzare l’autofocus non fa sempre bene ai nostri scatti. La macchina fotografica viene spesso ingannata da ciò che si trova dinanzi e soprattutto dalle condizioni di luce. Ad esempio, quando inquadriamo una superficie monocromatica, la macchina fotografica difficilmente saprà riconoscere un soggetto da mettere a fuoco. In scarse condizioni di luce, inoltre, è raro che l’autofocus riesca a leggere la scena e a mettere a fuoco. Se inquadriamo qualcosa attraverso un vetro, è molto probabile che la fotocamera impazzisca in quanto non saprà gestire i riflessi. Tipico, inoltre, è il caso in cui dobbiamo mettere a fuoco più soggetti in diverse aree dell’inquadratura. In questo caso la fotocamera non riuscirà a mettere a fuoco tutti i soggetti, soprattutto se in movimento. In questi casi è sempre bene saper utilizzare la modalità manuale.
La modalità manuale
La modalità manuale è decisamente quella più consigliata, in quanto siamo noi, e non la fotocamera, a gestire il fuoco. Questa modalità ci permette di effettuare una messa a fuoco molto precisa dell’immagine e consente un margine di errore molto ridotto rispetto all’autofocus. Ciò vale soprattutto quando utilizziamo aperture di diaframma molto aperte e obiettivi con focale ridotta, ovvero quando la profondità di campo è molto piccola (se non sai cos’è la profondità di campo ti consiglio di leggere questo approfondimento). Il fuoco manuale si gestisce attraverso la ghiera del fuoco, che può essere ruotata finché il soggetto nel mirino risulta nitido. Un altro modo per mettere a fuco consiste nell’ utilizzare il monitor della fotocamera come mirino, attivando la modalità Live View. In questo modo possiamo ingrandire l’immagine attraverso il tasto d’ingrandimento della fotocamera e mettere precisamente a fuoco la porzione che ci interessa.
Conclusioni
Ora che abbiamo capito cos’è la messa a fuoco, provate a fare qualche scatto. Se ne avete la possibilità, provate a scattare con entrambe le modalità per capirne le differenze. Purtroppo nelle fotocamere dei cellulari e nelle compatte è disponibile solo l’autofocus. Solo le reflex e le macchine fotografiche più professionali dispongono di entrambe. Tuttavia, sperimentare unicamente con l’autofocus può essere interessante. Se realizzate un ritratto ricordate di mettere a fuoco sempre prima gli occhi, in quanto sono l’elemento più espressivo di un volto. Se, invece, fotografate un paesaggio, assicuratevi che una gran porzione dell’immagine sia a fuoco, in quanto non c’è un soggetto specifico, ma è il paesaggio stesso il soggetto.
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