Dopo le elezioni presidenziali USA cresce sempre più il numero di personaggi chiave che lasciano Facebook, non accettando la politica troppo morbida per arginare fake news e messaggi di odio. Ecco alcune testimonianze.

Un data scientist abbandona Facebook

Si sta sollevando un certo putiferio intorno all’ennesimo caso di abbandono di Facebook, nel senso dell’azienda, da parte di un data scientist, che faceva parte del team per la lotta all’istigazione alla violenza contenuta nel più noto dei social network. In una nota troviamo le sue parole, non certo tenere:

“Con così tante forze interne che sostengono la produzione di contenuti odiosi e violenti, il compito di fermare l’odio e la violenza su Facebook sembra davvero fatica sprecata, più di quanto non lo fosse già. E’ imbarazzante lavorare qui”.

Le polemiche

Non sono mancate le immediate repliche e contro repliche fra l’ex dipendente e il portavoce di Facebook Joe Osborne, chiamato all’ingrato compito di ribattere ad un problema che purtroppo è sotto gli occhi di tutti. Si possono discutere i modi, gli eccessi, le ripicche, ma è indubbio che Facebook era ed è pieno di messaggi di odio e istigazione alla violenza, e che il lavoro da fare è ancora moltissimo.

Nei batti e ribatti ci sono alcuni dati interessanti e allarmanti allo stesso tempo: sempre l’ex dipendente, che era appunto nel team per arginare quella tipologia di messaggi, ha affermato che 1 messaggio su 1000 incita chiaramente all’odio. Rapportato a 1000 sembra che un solo messaggio sia poco, ma se si considera che quotidianamente sono 5 miliardi i post pubblicati su Facebook, significa 5 milioni di messaggi di odio e istigazione al giorno.

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La replica di Mr Osborne

All’attesa replica di Mr. Osborne, che rivendica l’ottimo lavoro svolto dall’intelligenza artificiale per eliminare moltissimi messaggi prima ancora che vengano pubblicati, è seguita quella secondo cui viene eliminato meno del 5% dei messaggi incriminati. Troppo poco, quasi nulla.

Si tratta insomma dell’ennesimo segnale di scoraggiamento da parte di chi abbandona l’azienda Facebook, pur nella consapevolezza dell’immane lavoro che servirebbe fare a livello globale. Impossibile, probabilmente, ma il sentimento comune di chi lascia è che si faccia troppo poco. Per approfondire ulteriormente rimandiamo al lunghissimo articolo sull’argomento pubblicato da BuzzFeedNews.

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