The Evil Dead: quando orrore e divertimento viaggiano di pari passo
Nella storia del cinema horror, pochi franchise hanno avuto lo stesso impatto sul pubblico come la trilogia di The Evil Dead di Sam Raimi (giunto in Italia con il titolo “La Casa“). Scopriamo di più di questa trilogia horror di successo.
Il protagonista di The Evil Dead
Il protagonista è Ash Williams (interpretato da Bruce Campbell) e i suoi sfortunati amici. La storia, nella sua stranezza e involontaria ironia, si evolve senza problemi, partendo dalla tipica “casa nel bosco”, per poi trasformarsi in un folle viaggio nel tempo. La trilogia è cruenta e sopra le righe, eppure Ash riesce sempre a cavarsela, nonostante egli non sia né un eroe, né un anti-eroe; ma semplicemente un imbecille al posto sbagliato nel momento sbagliato.
La trilogia di The Evil Dead, infatti, tende a scaricare la propria vagonata di pungente satira sull’archetipo dell’eroe macho che era predominante nel cinema d’azione degli anni ’80, rendendolo ridicolo e goffo. Probabilmente, è stata proprio questa avida consapevolezza di sé che ha reso questa serie così divertente e iconica. Le prime scene di The Evil Dead (1981) sono abbastanza crude e oscure rispetto alla pazzia del resto della serie, poiché ci viene presentato un normale gruppo di amici composto da cinque studenti della Michigan State University; Ash Williams, la sua ragazza Linda, la sorella di Ash – Cheryl, il loro amico Scotty e la fidanzata di Scotty – Shelley. I giovani sono in viaggio per la peggiore pausa primaverile della loro vita. In una lunga sequenza di apertura, il gruppo guida la leggendaria Delta 88 del 1973 lungo improbabili strade di campagna e un ponte traballante verso una capanna isolata nel profondo delle colline del Tennessee. Questa impostazione rappresenta, quasi, la trama base di ogni film horror realizzato in quella particolare epoca: adolescenti stupidi in un’ambientazione assurdamente spettrale e isolata.
Il Necronicom
È verso la metà del primo film che le cose iniziano a farsi interessanti: ovvero, quando ci viene presentato il Necronomicon, un libro lovecraftiano dei morti trovato nella cantina della casa. Quando il gruppo ascolta una registrazione di uno dei rituali scritti nel libro, demoni e spiriti si scatenano, causando una pletora di incidenti orribili. La prima scena cult, neanche a dirlo, è rappresentata dagli alberi che, prendendo vita, circondano la capanna e attaccano Cheryl, nell’ormai famigerata scena dello stupro.
Nel corso del film, il resto del gruppo viene attaccato e posseduto dagli spiriti maligni, fino a quando rimane solo Ash, che cerca di superare la sua natura codarda per sopravvivere alla notte. Nel culmine del film il libro viene bruciato, facendo sì che i corpi degli amici di Ash si disintegrino e si decompongano rapidamente. La scena riesce anche a trovare il perfetto equilibrio tra divertente e spaventoso e, sebbene assurda e folle, nella sua interpretazione non sembra affatto datata. Alla fine del film, Ash esce barcollando dalla casa, prima che una forza demoniaca invisibile scenda su di lui mentre urla di terrore.
La nascita del tipico stile di regia di Raimi grazie a The Evil Dead
Il primo capitolo di The Evil Dead può essere visto come la nascita del tipico stile di regia di Raimi, che mostra le infinite torture dei suoi personaggi, il suo oscuro senso dell’umorismo e i suoi finali unici e spiazzanti.
Mentre The Evil Dead è stato interpretato in modo semi-serio, Evil Dead II (1987) agisce più come un sequel di parodia, abbracciando la sua premessa e con un senso dell’umorismo meravigliosamente unico. Il film trae vantaggio anche dall’avere un budget più ampio, consentendo anche effetti speciali decisamente interessanti. Semplificando e riassumendo gli eventi del film precedente nella sua scena di apertura, Evil Dead IIriprende rapidamente da dove si era interrotto il primo film; Ash viene attaccato dagli spiriti e gettato all’indietro con la testa su un albero. Dopo essersi trasformato brevemente in un demone ed essere stato prontamente curato dall’alba, il nostro eroe (con macchia e paura) pianifica la fuga dal bosco maledetto, ma viene ostacolato dal ponte distrutto, il che significa dover trascorrere un’altra notte nella casa.
Qui iniziamo davvero a vedere Bruce Campbell passare dalla caratterizzazione piuttosto stantia e semplice del primo film allo sciocco saggio, ottuso e misogino che conosciamo e che amiamo alla follia. La battaglia contro i demoni, ovviamente, si conclude nel peggiore dei modi possibili, con Ash che viene risucchiato indietro nel tempo e si ritrova faccia a faccia con un esercito di cavalieri medievali che lo acclamano; mentre lui urla in preda alla disperazione. Questo finale potrebbe essere uno dei migliori nella storia del cinema; assolutamente pazzo, molto originale e profondamente pessimista. E, fortunatamente per noi, ha generato un sequel ancora più folle. Ash, infatti, si ritrova nel 1300, dove è profetizzato che sarebbe venuto per liberare il mondo dai morti.
Il terzo capitolo della trilogia di The Evil Dead
Dopo il successo enorme giunto dai suoi film, Raimi è finalmente riuscito a ottenere i finanziamenti per la parte finale della trilogia: Army of Darkness (1992). Il terzo capitolo della saga di The Evil Dead riesce a prendere tutti gli elementi che hanno reso i primi due film un successo e aumenta la posta in gioco a un livello inimmaginabile. Ambientato subito dopo gli eventi di Evil Dead II, Army of Darkness vede Ash intrappolato e ridotto in schiavitù nel Medioevo e in procinto di essere gettato in una fossa come sacrificio ai morti.
Dopo aver combattuto e ucciso i mostri in un avvincente, ritorno in stile Jedi, Ash, con il suo “bastone di tuono”, è venerato e celebrato come un eroe dai cavalieri della corte di Lord Arthur. Dopo essere stato attaccato da “She-Bitch”, Ash parte per una missione per recuperare il Necronomicon e trovare un incantesimo per tornare a casa; ovviamente, evidenziando più che mai gli aspetti comici della serie.
Army of Darkness si distingue dai film precedenti
A differenza dei due film precedenti, Army of Darkness non contiene troppo sangue o horror convenzionale, l’unica cosa che non lo rende il migliore dell’intera trilogia. Fortunatamente, l’inventiva e la sceneggiatura esilarante compensano ampiamente questa mancanza.
Nella saga di The Evil Dead, Raimi scherza con il suo soggetto come un bambino in un negozio di giocattoli, mentre Campbell presta il suo volto al ruolo diventandone l’eterna immagine. La naturale ironia di entrambi si riversa all’interno di ogni inquadratura, in ogni linea e in ogni effetto speciale.
Con Ash recentemente resuscitato nella serie televisiva di Ivan Raimi e Tom Spezialy per la rete Starz “Ash vs. The Evil Dead”, ci viene promesso di continuare ad apprezzare questa serie meravigliosa e bizzarra. Questo è il cinema nella sua forma più accessibile e divertente, in un’epoca in cui il divertimento e l’orrore potevano davvero viaggiare di pari passo.
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