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Suspiria: un orrore ancestrale rimasto immutato

Oggi vi proporremo la recensione del capolavoro assoluto di Dario Argento: “Suspiria”, del 1977. Un tripudio di suoni, furia e immagini che riesce incredibilmente a essere sia raccapricciante che poetico. Un horror diverso da qualsiasi altro visto prima e che continua, anche a distanza di quant’anni, a sbalordire per la sua combinazione di orrore viscerale e bellezza visiva.

Dario Argento e quell’innato talento nel raccontare il giallo

Il leggendario regista horror italiano che ha abbagliato e terrorizzato il pubblico di tutto il mondo per decenni con le sue opere visivamente sorprendenti e spesso raccapriccianti, dopo aver lavorato come critico cinematografico e come sceneggiatore (contribuendo anche alla sceneggiatura del classico western di Sergio Leone “C’era una volta il West”), ha debuttato alla regia nel 1970 con “L’uccello dalle piume di cristallo“, un esempio del sottogenere giallo. Il film ebbe un enorme successo ed è diventato un cult in tutto il mondo, spingendo Dario Argento a realizzare altri due horror-thriller: “Il Gatto a nove code” del 1971, e “Quattro mosche di velluto grigio” del 1972.

Dopo un breve periodo fatto di sperimentazioni, Argento torna a fare thriller nel 1975 con “Profondo Rosso”, un film selvaggio, un lavoro snervante, che viene spesso citato come uno dei migliori e più influenti gialli mai realizzati. Con “Deep Red” che funge fondamentalmente come grande sintesi del tipo di cinema per cui era diventato famoso, Argento decide di espandersi raggiungendo una vena più soprannaturale di narrazione horror e, prendendo in prestito una pagina o due dal saggio del 1845 di Thomas De Quincey “Suspiria de Profundis” (“Sighs from the Depths”), lui e l’attrice Daria Nicolodi (marito e moglie) hanno scritto la sceneggiatura di quello che sarebbe poi diventato “Suspiria”.

Suspiria: la trama

Il film si apre con la studentessa americana di danza classica – Suzy Bannion – che arriva nel bel mezzo di una notte buia e tempestosa alla prestigiosa Tanz Dance Academy tedesca, solo per essere ammessa. Quella stessa notte il sangue comincerà a scorrere e il killer è una figura i guanti neri (un classico dei film di Dario Argento). Il giorno successivo, Suzy è ammessa a scuola e incontra la vicedirettrice Madame Blanc e l’istruttrice capo Miss Tanner. Sebbene Suzy abbia in programma di vivere fuori dal campus, viene trasferita nei dormitori. Una serie di eventi bizzarri iniziano a verificarsi e molte persone vengono uccise in modi raccapriccianti.

Suspiria e i delitti visti con l’occhio di Dario Argento

“Suspiria” è famosa per le scene dei delitti ideate da Argento, che rimangono, ancora oggi, tra le più iconiche del cinema horror. La sequenza di apertura con l’omicidio della studentessa e della sua amica infonde un terrore straziante; seppure con uno stile sublime (un’inquadratura ci porta all’interno del corpo di una delle vittime, in modo da poter vedere in primo piano il pugnale che entra nel cuore). L’ambientazione della scuola di danza si adatta alla perfezione, valorizzando magnificamente la sceneggiatura intricatissima. Argento descrive i momenti più orribili incorniciandoli di una bellezza spettrale.

Persino gli schizzi di sangue sembrano usciti da un dipinto di Jackson Pollock.

Suspiria: il corto circuito logico

Suspiria è il simbolo più lampante della propensione di Argento per il corto circuito logico. Il significato ancestrale del termine “paura” trova casa all’interno della pellicola e la sua applicazione all’interno di una realtà oggettiva riesce a rendere il tutto più grottesco. A distanza di oltre quarant’anni dalla sua uscita nelle sale è giunto anche un chiacchieratissimo remake firmato da Luca Guadagnino, che ha visto la luce proprio nel 2017, certificandone la modernità, e quell’immortalità raggiunta senza dover far ricorso a nulla, neanche i riti infernali di Helena Markos.

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Vinicio Marchetti

Giornalista e Scrittore

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