logo

Agenzia Marketing e di Comunicazione specializzata nel dare voce al tuo brand. Chiamaci!

Virgo29 Creative Agency / Critica  / Recensioni  / L’incredibile storia dell’isola delle rose

L’incredibile storia dell’isola delle rose

L’incredibile storia dell’isola delle rose, un film Netflix, è la nuova opera di Sidney Sibilia, dopo la trilogia di Smetto quando voglio. Era molto interessante capire in quale direzione sarebbe andato Sibilia dopo la popolare saga che indicato una nuova via per la commedia italiana. E il regista sceglie di ripartire da una storia vera poco conosciuta e che ha dell’incredibile.

L’incredibile storia dell’isola delle rose

Nel 1968 Giorgio Rosa (Elio Germano) è un ragazzo sognatore e folle, un ingegnere bolognese innamorato di Gabriella (Matilda De Angelis), sua ex che non si fida più di lui. Giorgio, per vivere secondo le sue regole e per ribellarsi allo stato italiano, decide di costruire con le sue mani una piattaforma d’acciaio a pochi chilometri di distanza dalla costa riminese, fuori dalle acque territoriali italiane. Rosa così inventa uno Stato indipendente, con leggi proprie, insieme ad alcuni improbabili compagni d’avventura. I guai iniziano quando il governo italiano si sente minacciato da quest’impresa e fa di tutto per farlo desistere.

Una storia vera

Il soggetto dell’Incredibile storia dell’isola delle rose è qualcosa di diverso dal solito, un’idea originale tratta da una storia vera poco ricordata. Come con i protagonisti di Smetto quando voglio, anche L’incredibile storia dell’Isola delle Rose porta sullo schermo un personaggio che si ribella contro lo Stato perché, nonostante le sue capacità, non riesce a trovare un posto nella società. E come in The Social network, film a cui chiaramente si ispira, una piccola impresa diventa grande dopo una delusione d’amore. Il film è carino, fa simpatia, si segue con piacere e si vuole sapere dove andrà a parare. Ma punta troppo in alto perdendo di vista il senso della storia.

Una commedia a metà

Sibilia trasforma questa storia in una metafora del ’68 e degli ideali rivoluzionari di una generazione, per nobilitare una semplice commedia e rivestirla di un qualche significato. Il problema è che il film sta a metà, non avendo né la profondità storica e politica della commedia all’italiana alla Monicelli né la leggerezza della commedia vanziniana. Il film parte bene come una commedia romantica bolognese con ottimi scambi tra Germano e la De Angelis. Si affloscia a metà con la costruzione della piattaforma e si riprende con l’arrivo del ministro degli interni Restivo (Fabrizio Bentivoglio) e del presidente Leone (Zingaretti). Le loro scene sono ottime perché ci riportano nel nostro territorio più consueto della satira politica. La scena migliore, un ottimo dialogo tra il cardinale e il presidente che parte da un culo sul giornale, rende l’idea di cosa avrebbe potuto essere il film se fosse stato meno a freno.

Realtà e finzione

L’incredibile storia dell’isola delle rose è troppo legato alla realtà dei fatti su certe vicende, mentre su altre si prende delle libertà, il che provoca confusione. Prima di tutto nella realtà Rosa non doveva riconquistare la fidanzata ma era già sposato con figli e aveva già un lavoro, quindi il suo personaggio è lontano dalla rappresentazione di nullafacente che ne fa il film. Rosa poi semplicemente vedeva nella sua isola un modo per evadere dal mondo in cui viveva, ma anche per evadere dalle tasse. La vera storia è ben distante dall’idealismo del film. Non c’è nulla di male, ma allora perché non cambiare direttamente la trama e anche i nomi dei personaggi? Se si fosse seguita l’idea dell’evasione delle tasse saremmo entrati in un territorio interessante alla Alberto Sordi.

Un grande Elio Germano

Elio Germano è il solito portento, con un accento romagnolo perfetto e, soprattutto nella prima parte, dai grandi tempi comici. Sarebbe interessante sfruttarlo di più nella commedia per non fargli interpretare solo film drammatici, in cui è eccezionale. La De Angelis è perfetta e ottimi Bentivoglio e Zingaretti. Poco sviluppati il tedesco e la ragazza incinta, che purtroppo non hanno storia, o l’ottimo personaggio del padre. Insopportabile invece l’amico, il cui personaggio è scritto male, con un accenno di razzismo che non viene punito (errore clamoroso di sceneggiatura per quello che dovrebbe essere l’amico simpatico del protagonista).

Un film ambizioso

Sia chiaro, il film è comunque al di sopra della media (molto bassa) delle commedie italiane del momento, ma si nota una forte distanza tra l’ambizione della pellicola e il risultato finale. Non vuole essere la solita commedia italiana degli ultimi anni però alla fine lo è, e non erano queste le intenzioni degli autori. Lo si nota dalla produzione di livello e dal grande budget messo a disposizione da Netflix. Sibilia e gli autori sono troppo impegnati a realizzare una commedia intelligente e dalle ambizioni internazionali che si scordano di far ridere. Sotto il profilo della commedia il confronto con la trilogia esilarante di Smetto quando voglio è impietoso. Ormai la ricerca dell’intelligenza e della profondità a tutti i costi sta facendo scomparire la capacità di far ridere nel cinema comico italiano, basti pensare all’ultimo Zalone.

Un film da vedere

Sibilia gira con una serietà che non c’è nella commedia italiana attuale, con una regia dinamica e un’ottima fotografia. La ricostruzione della piattaforma è indubbiamente di grande fascino e il finale epico è giocato benissimo. Pensa in grande, all’altezza delle produzioni americane, ma la storia poteva essere raccontata anche con meno mezzi, senza avere paura di fare un film popolare. L’incredibile storia dell’isola delle rose è sicuramente un film da vedere e totalmente inconsueto nel panorama italiano.

Potrebbe interessarti ancheRecensione – “Tenet” di Christopher Nolan

Se ti è piaciuto l’articolo seguici anche su Instagram per ulteriori curiosità sull’argomento.

Per altri approfondimenti sul cinema continua a seguirci su www.virgo29.it/blog

No Comments

Post a Comment