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Recensione – “Joker” di Todd Phillips

Una rassegna dei film più importanti della stagione. Di seguito la recensione di “Joker” di Todd Phillips

A partire dai primi rumor e dalle prime immagini l’attesa per questa versione di Joker era spasmodica. Primo cinecomic d’autore, addirittura in concorso al festival di Venezia, a sorpresa vince il Leone d’oro facendo così la storia del cinema. Il cinema di massa entra nel tempio del cinema d’essai e trionfa. Non solo. Joker incassa cifre astronomiche in tutto il mondo, coniugando autorialità e popolarità, superando così l’antico dualismo tra cinema d’autore e cinema popolare. A pochi giorni dall’uscita Joker è già un fenomeno pop.

L’origin story di Joker

Joker è una origin story, incentrata sulla genesi di un cattivo. Arthur è un uomo che ha una tara mentale che lo porta a ridere in maniera incontrollata anche se non c’è niente da ridere. Lavora come clown in una città cattiva in cui non c’è contatto umano e tutti se la prendono con lui perché debole. Conduce una vita triste e solitaria ma sogna di fare il comico in uno show. Vive con la mamma, i colleghi lo bullizzano e i ragazzini lo picchiano per strada. Così un collega gli vende una pistola per la sua difesa personale. Da qui una serie di eventi che lo spingeranno sempre più in basso, da quando in metro userà per la prima volta quella pistola. È l’inizio della transizione da Arthur a Joker, colui che diventerà l’antagonista di Batman.

La nuova era dei cinecomic

Dopo questo film i supereroi non saranno più gli stessi. Ci saranno inevitabilmente un prima e un dopo Joker. È il primo film di supereroi a non adottare mai il linguaggio tradizionale dei cinecomic, cambiando le regole del genere e aprendo una nuova era. Qui non c’è nessun eroe e gli spettatori sono completamente dalla parte del cattivo. Non c’è antagonista, siamo solo nella sua testa. Lo spartiacque tra buoni e cattivi è labilissimo. Il film cresce lentamente con una serie di scene che descrivono il mondo di Joker e il suo rapporto con gli altri, raccontando l’escalation di violenza di un uomo della massa che si trasforma in un antieroe.

La follia metropolitana

È ottima l’idea di rendere la risata la chiave di lettura del personaggio. Arthur è un uomo che per farsi accettare dalla società vuole usare la risata come mezzo. Fa il clown, vuole fare il comico, vuol far ridere a tutti i costi ma non ci riesce, anzi provoca disagio. La sua risata non è mai voluta ma incontrollata, inquietante, una specie di pianto, di grido di aiuto. Non riesce a farsi accettare dagli altri perché la sua parte oscura lo assale. È un malato mentale che diventa un emarginato per colpa della società che lo discrimina, un mostro prodotto dalla società stessa. Siamo nei meandri della follia metropolitana. Una Gotham City brutta, sporca e cattiva, di una sporcizia anche morale che ricorda la New York degli anni 70. È evidente l’influenza del cinema di Martin Scorsese, suggellata dalla presenza di un ottimo De Niro. Si citano la voglia di emergere e l’influenza dei media sulle menti più deboli di “Re per una notte” e l’alienazione metropolitana di “Taxi Driver”.

Joker è un leader populista

Joker è il simbolo del populismo. Un uomo che ha bisogno di cure, che non sa farsi capire degli altri, ma che diventa capopopolo tramite la potenza dei media. Per colpa di uno show il cui presentatore De Niro diventa l’inconsapevole propagatore della follia del personaggio. I cittadini di Gotham City infatti vedranno in lui un simbolo della vendetta contro i ricchi, sarà l’alfiere della riscossa popolare, della rivincita degli ultimi sui primi. Finalmente è riuscito a diventare famoso puntando sulla debolezza del popolo. Dietro Joker c’è la politica degli Stati Uniti, e non solo, di oggi. Joker diventa un idolo delle folle perché rappresenta l’insieme delle frustrazioni della massa. È un leader populista eletto direttamente dalla gente comune. Quanto c’è di noi e della società contemporanea in Joker?

Joaquin Phoenix da Oscar

Joaquin Phoenix è Joker. Con la sua interpretazione dà un senso al film, regalando una performance che resterà nella storia del cinema, superando di gran lunga i precedenti Joker cinematografici. Costruisce il personaggio a partire dalla risata, il vero tratto distintivo. Mostra agli spettatori la sua anima e la sua sofferenza attraverso lo sguardo, i repentini sbalzi d’umore e il fisico smagrito. Ricorda la follia di Jack Nicholson in Shining. Se il film resterà nella memoria collettiva sarà grazie alla sua interpretazione. Tutti i premi del mondo ricevuti sono meritatissimi.

L’impatto di Joker

Joker incarna il manifesto del disagio e delle nevrosi degli anni 10, infatti Joker sarebbe un perfetto hater da social. È un film disturbante ma all’interno di una cornice popolare. L’opera ha dei difetti (la regia di Todd Philips è abbastanza anonima per essere un film d’autore e si percepisce a volte un facile psicologismo), ma l’impatto della pellicola è talmente grande da superarli. Una fotografia perfetta del nostro presente e degli umori della nostra epoca. Questo Joker è già entrato nell’immaginario collettivo e quindi ha già vinto.

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