“Devilman Crybaby”: il concetto di amore, morte e religione di Go Nagai torna in vita
Sono trascorsi, ormai, due anni da quando Devilman Crybaby veniva lanciato da Netflix e, ancora adesso, rimane uno degli anime più memorabili e controversi di sempre. Per rendere giustizia alla nuova reinterpretazione del capolavoro di Go Nagai, abbiamo realizzato una lunga e accurata recensione.
Partiamo dalla sigla di Devilman
La sigla di apertura della serie si rifà a quelle classiche degli anime giapponesi; con i soli scatti dei personaggi principali che mostrano pose fantastiche, tutto incorniciato da una canzone pop giapponese in sottofondo – con testi in inglese – che la rendono più moderna e accessibile anche per un pubblico più giovane rispetto agli amanti del personaggio della prima ora. Una colonna sonora che si distingue anche per i suoi evocativi ritmi techno e sorprendentemente eccelsi rap freestyle.
Il tema di apertura di Devilman Crybaby, dunque, appare più vicino all’apertura di Skyfall, con uno scatto lungo e continuo e canti mistici in sottofondo. Ci sono indizi e spoiler nascosti sapientemente nel montaggio dei titoli di testa e che avranno senso solo dopo aver conosciuto l’evolversi della storia.
La consueta regia esagerata in perfetto stile Masaaki Yuasa
Con Masaaki Yuasa alla regia, ritroviamo il suo tipico stile di animazione fluido e profondamente esagerato in ogni aspetto. Yuasa sceglie di utilizzare angoli di ripresa deformati e tavolozze di colori limitate. Una scelta dettata, chiaramente, dalla volontà di ottenere il massimo effetto. Una boccata d’aria fresca in un settore che, negli anni d’oro, premiava soprattutto gli anime dall’aspetto omogeneo e i robot giganti.
I personaggi di Devilman si muovono e si animano in modo simile ai vecchi cartoni animati americani in stile squash and stretch. Questa stilizzazione, unita al tono serio dell’anime, crea un’esperienza visiva davvero unica. Yuasa sembra non voler rappresentare il mondo così com’è ma, piuttosto, descrivere il mondo come lo avvertono i personaggi che lo abitano. Un passaggio chiave -questo- per trasmettere allo spettatore il messaggio più profondo di Devilman.
Ciò che colpisce di Devilman Crybaby non è solo il contenuto shock fatto di violenza, sesso, religione ecc.. ma, piuttosto, la capacità di portare alla luce aspri commenti sociali che toccano gli aspetti più oscuri dell’uomo. L’anime esplora i problemi dell’uso di droga, la brutalità della polizia, i crimini d’odio, il classismo, l’omosessualità, la xenofobia, lo sfruttamento sessuale dei minori, la guerra e il genocidio.
Devilman Crybaby si spinge oltre i limiti compiendo scelte creative che turbano il pubblico ma, quest’ultimo, non può che restargli fedele, aprendo bene occhi e orecchie, invece di ricadere in comodi cliché.
Il materiale di origine non mancava di certo
Nel manga originale Devilman di Go Nagai, angeli ermafroditi combattono i demoni in una versione preistorica della terra. I demoni possiedono i dinosauri e altri animali selvatici per poi combinarsi in un razzo bio-organico controllato dalla mente da Satana. E questo è solo il primo capitolo! Chi ha letto il manga, dopo aver visto la serie Netflix, ha trovato l’esposizione piuttosto pesante, ma le differenze, di certo, non mancano.
Una delle scelte migliori di Devilman Crybaby è quella di adattare anche e soprattutto i contenuti del manga che, all’atto della prima pubblicazione (stiamo parlando del Giappone degli anni ’70), furono selvaggiamente censurati. Il finale del manga -oscuro più che mai- è stato completamente tagliato dalle precedenti serie anime. Ciò che non avviene, ovviamente, in Devilman Crybaby.
Finalmente ricompare il drammatico finale del manga
Finalmente, possiamo assistere al finale di Devilman, uno dei più epici della storia dei manga. Per chi non lo sapesse, infatti, il buon Go Nagai sceglie di concludere la sua opera con l’apocalisse biblica.
Satana riesce a diffondere il caos tra gli uomini per creare un inferno sulla terra da poter governare. Tuttavia, creando l’inferno sulla terra, il Maligno si abbandona egli stesso alla dannazione. Chi vorrebbe mai governare un regno di cenere? Inoltre, al termine della battaglia contro l’esercito dei Devilman, Satana perde il suo unico amore: Akira.
Nel finale, rivediamo tutti i personaggi morti nel corso della serie, seduti a un tavolo a chiacchierare; un chiaro riferimento a “L’ultima cena” di Leonardo Da Vinci. Una scena che potrebbe suggerire una pace eterna nell’aldilà per i nostri protagonisti. Dopo, Dio schiocca le dita e le forze del cielo ripuliscono la terra solo per riformarsi miliardi di anni dopo con due lune. Due lune che segnano la nascita di una seconda versione della terra e, forse, una seconda possibilità per tutto il genere umano.
Siete disposti, adesso, a definire Devilman soltanto un semplice manga?
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