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Perché Skam è il teen drama italiano migliore di sempre

Negli ultimi mesi non si parla altro che di Skam. Non si tratta di un semplice serie per ragazzi ma di un fenomeno intergenerazionale che ha conquistato spettatori di ogni età.

Skam è il remake di una serie norvegese, un prodotto che è stato adattato in quasi tutta Europa. Le prime tre stagioni sono state prodotte da Timvision con una modalità distributiva inedita. La data di ogni episodio indica effettivamente il giorno in cui è caricata online, preceduto dalla pubblicazione di varie clip nelle storie e sui profili Instagram dei personaggi che unite formano un episodio intero. È la prima serie crossmediale. Una forma di distribuzione che crea un legame diretto con il target della serie. Tant’è che quando la serie era a rischio chiusura c’è stata una sollevazione popolare sui social. In seguito alle proteste, Skam è stata acquistata da Netflix, che ha pubblicato tutti gli episodi senza clip. Ed è proprio a partire dal passaggio sulla piattaforma che la serie esplode definitivamente.

Di cosa parla Skam?

La serie racconta della vita di alcuni studenti di un liceo di Roma. Attraverso le loro storie personali si affrontano tematiche attuali come il bullismo, l’omosessualità, le malattie mentali, il revenge porn, la fede. Ogni stagione segue un personaggio diverso e gli altri diventano coprotagonisti di volta in volta. Nella prima stagione c’è Eva con la sua difficoltà di farsi accettare dal gruppo. Nella seconda, Niccolò e la lenta scoperta della sua omosessualità. La terza, la più debole, è incentrata su Eleonora e la sua storia d’amore. La quarta, la migliore, parla di Sana, ragazza musulmana e il suo rapporto con la fede e l’amore.

Skam e il teen drama in Italia

Skam è la serie teen italiana migliore di sempre anche perché in sostanza è l’unica. L’unica che parla dei ragazzi e ai ragazzi in maniera diretta, senza moralismi e sovrastrutture. In Italia non c’è mai stato un “Dawson’s Creek” o un “The Oc”. Negli anni qualche tentativo c’è stato (“I liceali”, “Compagni di scuola”, “I ragazzi del muretto”) ma si è trattato di serie trasmesse sulle reti generaliste che giocoforza dovevano limitarsi, perdendo in credibilità. I ragazzi non sono mai riusciti a sentirle pienamente loro. Skam fa un passo avanti grazie alla libertà sia produttiva che di temi tipica delle serie attuali, dando voce ad una generazione che vuole vedersi rappresentata al di fuori dei soliti stereotipi.

Skam e i giovani d’oggi

Se si vuol sapere chi sono i giovani d’oggi devi guardare Skam. Skam parla la loro lingua. Non suona finto e artificioso. C’è una cura nel gergo e nelle musica che ascoltano. Finalmente vediamo sullo schermo dei giovani romani che non siano né pariolini alla Moccia e né da periferia romana da pseudo film d’autore. Si parla di temi importanti con dei messaggi positivi ma senza mettersi in cattedra. I ragazzi fumano canne e si ubriacano ma non vengono criminalizzati per questo. Di solito i ragazzi di oggi vengono rappresentati, in maniera banale, come più chiusi, con la testa china sul telefono. Ma le dinamiche alla base sono sempre le stesse di ogni generazione. In Skam i ragazzi usano i social come scudi per difendersi o come spade per attaccare. Litigano e fanno pace con estrema facilità. Si possono tradire gli amici e fare azioni sbagliate come succede sempre a 15 anni. Per questo piace anche ai trentenni che guardano sé stessi come erano o come avrebbero voluto essere.

L’amicizia e la diversità

Il tema fondante delle serie è l’amicizia. Sana la ragazza musulmana e Martino il ragazzo omosessuale hanno paura ad aprirsi ma appena si rivolgono ai loro amici trovano comprensione, nonostante i pregiudizi del mondo esterno. All’interno del gruppo c‘è accettazione e si possono risolvere i problemi. Il gruppo dei pari ti protegge e ti capisce. La scoperta della propria identità da parte di Martino è raccontata con delicatezza. Sana, osservante musulmana per scelta e non per imposizione, è effettivamente antipatica ed è spesso a disagio con la libertà delle amiche. Ha una corazza che solo col dialogo si scioglie. Fondamentale è la scena in cui lei e Martino si confrontano. Ci mostra come le nuove generazioni siano abituate da subito ad avere a che fare con la presunta diversità.

La mente di Skam

La regia segue gli attori spesso con la macchina a mano, con uno stile documentaristico. La narrazione poi non ha paura di prendersi i suoi tempi lenti. Non c’è alcun filtro ed è come vedere la vita scorrere. Ciò si riversa nella recitazione dei ragazzi che, stranamente per un prodotto italiano, non risultano artefatti e sembrano recitare in maniera spontanea. La mente di Skam è Ludovico Bessegato, regista, sceneggiatore e anche produttore. Seguendo il prodotto dall’inizio alla fine, può essere considerato come uno dei pochi showrunner all’americana

Skam è una serie necessaria

Qualche difetto ovviamente c’è. Non tutto è perfetto. Il format che segue un personaggio per tutta la stagione è troppo rigido e non fa respirare la coralità del gruppo di amici, un tratto tipicamente italiano. Ci sono personaggi secondari che non vengono sviluppati ma che avrebbero potuto essere interessanti e ci si concentra troppo sull’amicizia femminile trascurando il gruppo dei ragazzi. Ma se Skam ha portato alcuni ragazzi a interrogarsi su sé stessi, a non aver paura della propria identità e ad affrontare i propri problemi allora è sicuramente una serie necessaria.

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