La Casa di carta è la serie tv più amata degli ultimi anni e tra le serie Netflix è probabilmente la più celebre. Partita in sordina, è diventata in poco tempo un vero e proprio successo globale, arrivando con enorme hype alla quarta stagione. La serie spagnola è già nell’immaginario collettivo grazie anche ad una indovinata iconografia (le tute rosse, le maschere di Dalì, l’inno “Bella ciao”). La serie racconta di una rapina commessa all’interno della Zecca da otto malviventi, ognuno con il nome di una città, e organizzata dal Professore, il capo della banda. L’obiettivo consiste nello stampare quante più banconote possibili e scappare. Ma perché la Casa di carta è un fenomeno? La serie merita davvero questo successo o il prodotto è sopravvalutato come sostengono in molti?
Un ruolo determinate per il successo della serie è stato giocato da Netflix. “La casa di carta” debutta su Antenna 3, una specie di Canale 5 spagnola, nel 2017, ottenendo un discreto ma non straripante successo. Tanto che inizialmente non era previsto alcun sequel. La serie viene però acquistata da Netflix, rimontata in episodi più brevi e divisa in due stagioni. Il pubblico la intercetta tra milioni di prodotti e grazie al passaparola lentamente diventa un prodotto di successo.
Secondo Mc Luhan, il medium è il messaggio cioè il contenitore influenza il contenuto. Una serie che non ha avuto grande successo, anche un po’ cheap, su Netflix riesce a diventare figa. Le serie Netflix hanno un loro target di riferimento, spesso adolescenziale. Netflix cerca di accontentarlo in ogni modo, anche con prodotti discutibili, che magari in tv nessuno avrebbe mai visto ma che sulla piattaforma diventano prodotti da vedere per chi voglia essere al passo coi tempi e al centro del dibattito social, dei “must see”. È l’immagine ciò che conta ed il modo in cui questa viene venduta. Netflix ha puntato con lungimiranza su “La casa di carta”, realizzando una grande campagna mediatica come per nessun’altra serie.
Uno dei punti di forza de “La casa di carta” è sicuramente il suo grande ritmo. Non ci si annoia, si succedono colpi di scena ad un ritmo sincopato, proposti anche con una certa maestria, facendo sì che il pubblico non distolga l’attenzione. Una volta che inizia si vorrà sapere assolutamente come andrà a finire. Portando così gli spettatori ad un binge watching selvaggio, il vero obiettivo di Netflix. Ma tutto questo spesso a scapito della credibilità narrativa.
Mentre le narrazioni seriali degli ultimi anni ci hanno abituato a racconti complessi e sfaccettati, puntando sull’introspezione dei personaggi, a volte anche con un ritmo lento (“Mad men”, “The handmaid’s tale”) alzando l’asticella del linguaggio televisivo, “La casa di carta”, invece ci riporta all’obiettivo primario di qualsiasi narrazione: intrattenere.
Per mantenere alta la tensione si succedono svolte narrative improbabili con un abuso di flashback senza alcun senso accompagnati da improbabili intrecci amorosi tra i protagonisti. Più che i film d’azione il vero riferimento è la soap spagnola. Una specie di “Il segreto” con le pistole.
Le serie tv ci hanno ormai abituato alla narrazione degli antieroi. Basti pensare ad “House of cards” o “Breaking bad” in cui lo spettatore aderisce al loro punto di vista ambiguo, ma è portato a provare per questi personaggi sentimenti contrastanti. Invece ne “La casa di carta” gli antieroi sono rappresentati come degli eroi a prescindere. Non pagano mai per i loro errori, se sbagliano riescono sempre a farla franca, sono capaci di prevedere ogni azione della polizia. I personaggi sono bidimensionali, da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi, senza alcuna profondità.
Il grande successo de “La casa di carta” è dovuto soprattutto al populismo che trasuda da ogni scena. La banda stampa moneta per ribellarsi al potere delle banche. Il potere nella serie è rappresentato dalla polizia, che è vista come una massa di deficienti, per di più corrotti. Fuori dalla banca il popolo indossa le maschere della banda e inneggia ai suoi componenti come eroi della nazione. Il successo è dovuto all’abilità di cavalcare il pensiero dominante, il populismo antisistema che ha coinvolto ormai tutta l’Europa. Un sentimento che porta a vedere come nemici le banche e l’Europa stessa. È un populismo di pancia, d’accatto, da fake news di Facebook che ovviamente ha conquistato il pubblico di tutto il mondo.
Il successo de “La casa di carta” è tutto qui, appassiona, diverte, intrattiene, non ha bisogno di grande sforzo grandi sforzi interpretativi. Un prodotto riuscito che offre esattamente ciò che il pubblico cerca in questo periodo.
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