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Perché amiamo ancora Dawson’s creek

Dawson’s Creek è arrivato su Netflix ed è diventato in pochi giorni uno dei contenuti più visti della piattaforma. Molti lo rivedranno di nuovo dall’inizio, coloro che non l’hanno mai visto (ma chi?) lo riscopriranno ora. Scopriamo i motivi per cui Dawson’s Creek è ancora una delle serie più amate di sempre

Dawson’s Creek

Dawson’ s Creek è il teen drama di riferimento per i trentenni di oggi, ciò che è stato per i nostri fratelli maggiori “Beverly Hills” e per quelli minori “The O.C.”. La serie racconta la vita di un gruppo di teenager di Capeside, una località balneare di provincia americana, alle prese con i primi problemi adolescenziali. A distanza di anni Dawson’ s Creek è ancora così celebrato, basti pensare ai vari meme e tormentoni che girano su Internet. Ma cosa ha smosso una generazione intera? Perché ogni volta che la serie ripassa in tv i suoi fan non possono fare a meno di rivederla?

Una rappresentazione fedele dell’adolescenza

I personaggi principali sono degli archetipi dell’adolescenza. Dawson è un ragazzo appassionato di cinema, sognatore e perfezionista; Joey è la santarellina antipatica ma amatissima; Pacey è l’amico ribelle e scavezzacollo; Jen la ragazza di città spregiudicata e ribelle. Sono personaggi in cui è possibile riconoscere i propri amici, i propri compagni di classe e rivedere sé stessi. Figure che resistono al tempo e con cui possono identificarsi anche i giovani di oggi. Soprattutto al centro della storia, per la prima volta, ci sono degli adolescenti normali. L’adolescenza è spesso idealizzata, raccontata come se fosse un’età meravigliosa e speciale, invece come tutti ben sappiamo è un incubo. Dawson’ s Creek dà per la prima volta una rappresentazione veritiera di questo periodo della vita.

Ragazzi reali

I ragazzi di Dawson’s creek sono diversi dai fighissimi e patinati fratelli maggiori della ricca Beverly Hills e lontanissimi dalla trasgressione un po’ morbosa dei teen drama successivi (“The O.C.”, “Gossip girl”, “Euphoria”, “Skins”). Sono ragazzi veri, né belli né brutti, non sono trasgressivi e quando si ubriacano vomitano. Sono anche antipatici e scontrosi, non sono ricchi, appartengono alla classe media e vivono in provincia. Adolescenti anche un po’ emarginati: Dawson è un nerd, Pacey va male a scuola ed è umiliato dalla famiglia, Joey è povera ed ha alle spalle una famiglia difficile, Jen è preda dei pregiudizi e additata da tutti. Questo ha portato ad un’identificazione totale da parte dei giovani di tutto il mondo per un gruppo di ragazzi che nella vita reale non sarebbero mai notati e per questo somigliano ancor di più agli spettatori.

La provincia

L’ambientazione è uno dei motivi del successo della serie. Capeside è una città immaginaria, lontana dalla solita America messa in scena nei film e nelle serie. È una provincia sonnacchiosa che ricorda le nostre piccole città lontane dalle metropoli. Capeside avrebbe potuto essere qualsiasi altra cittadina del mondo e d’Italia, quelle in cui abitano la maggior parte delle persone. Per questo diventa un luogo universale con i suoi riti, con i suoi personaggi tipici: il vecchio regista che trasmette la sua passione a Dawson, la nonna cattolica di Jen, la cattivissima compagna di classe Abbey Morgan, la professoressa milf Tamara Jacobson. Si basa sulla classica regola secondo cui più la narrazione parla del particolare e dello specifico, più diventa universale.

La prima friendzone

La prima scena della serie spiega già tutto. Joey e Dawson sdraiati su un letto a vedere un film iniziano a riflettere sulla difficoltà di rimanere semplici amici, ora che i loro corpi stanno cambiando. È una clamorosa scena d’apertura, finisce l’infanzia, interviene la sessualità e si inizia a diventare uomo o donna. Poche scene raccontano in maniera così diretta cos’è l’adolescenza. Si parla per la prima volta della friendzone, quella terra di mezzo in cui non si è amici ma neanche fidanzati (in una serie moderna sarebbero diventati trombamici, ma i nostri protagonisti sono ancora gli ultimi romantici). La serie si chiede se esiste l’amicizia tra uomo e donna o deve per forza intervenire l’amore. Il rapporto tra Dawson e Joey è difficile e tormentato e attraversa tutte e 6 le stagioni.

Il triangolo amoroso

Ciò che ha attirato il pubblico è il triangolo amoroso. Joey è divisa tra Dawson, l’anima gemella predestinata dall’infanzia e Pacey il figo che non deve chiedere mai. Negli anni Joey diventa la vera protagonista della serie. Le donne si rivedono in lei divisa tra l’amore e l’amicizia, ma anche molti ragazzi si sono identificati nello sfigato Dawson quando scopre la relazione tra Joey e Pacey, la sua migliore amica e il suo migliore amico. Pacey, ribelle ma sensibile, che con il suo carisma spodesta il protagonista Dawson nel cuore di Joey ma anche in quello del pubblico. Così come Jen, dal passato trasgressivo, che negli anni diventa più simpatica e profonda dell’odiosa Joey (con un addio finale che non dimenticheremo). La serie ci racconta anche di come le amicizie dell’adolescenza non durano in eterno e alcuni rapporti non ritorneranno mai come prima .

Le tematiche sociali

Dawson’s Creek, come qualsiasi teen drama, parla di tematiche sociali ma con molta più delicatezza e sensibilità. La serie non censura la morte, che arriva improvvisa come nella vita (la morte assurda del padre di Dawson o quella della loro coetanea cattiva Abbie Morgan), eventi che ti fanno crescere e ti mettono a contatto con la fede (indimenticabile il discorso di Jen al funerale di Abbie sotto gli occhi atterriti della nonna). C’è l’instabilità mentale di Andy trattata in modo veritiero e anche duro. I primi approcci al sesso (la relazione di Pacey con la professoressa), la costruzione del proprio futuro (Dawson che incontra delle grandi delusioni in merito alla propria passione), non mancano alcool e droga. E soprattutto il tema dell’omosessualità descritto con grande realismo (Jack che viene costretto a dichiararsi con una poesia davanti alla classe in un momento delicato e memorabile).

Un’altra televisione

A guardarlo ora sembra così diverso dai teen drama odierni, tanto scabrosi ed estremi. È un prodotto che viene da un altro secolo e si vede. Dawson’s Creek rappresenta un’altra tv, pre-Netflix e pre-social, con un ritmo narrativo che ora sembra lento. E’ una serie della vecchia tv generalista, quelle che mettevano in attesa gli spettatori per una settimana prima della puntata successiva, delle quali si attendeva la pubblicità in tv per capire cosa potesse succedere nella prossima puntata, che tutti guardavano nello stesso momento e se ne parlava in classe il giorno dopo. Lontani dal binge wathcing attuale fatto da soli davanti al pc in due-tre giorni. Era una visione collettiva, un altro mondo, un’altra tv.

La nostalgia del passato

La nostalgia del passato porta a venerare questa serie. Influisce anche la colonna sonora piena di hit degli anni ’90 e soprattutto la mitica sigla di apertura, “I Don’t Want to Wait”, che riporta direttamente ai pomeriggi di inizio secolo. Dawson’s Creek ha segnato una generazione che non è mai cresciuta. Gli adolescenti di allora sono i trentenni di oggi, che non sono cambiati poi molto. Molti di noi, in preda alla crisi economica e alla precarietà, amano rifugiarsi in un’epoca in cui sembrava che andasse tutto bene, in cui eravamo felici. Ma soprattutto quelle emozioni non sono così diverse da quelle che caratterizzano questa sorta di adolescenza protratta che stiamo tuttora vivendo. Non a casa ancora seguiamo le serie teen di Netflix come se fossero rivolte a noi. In 20 anni non è cambiato nulla. Quei giovani adolescenti sono sempre gli stessi, quelli che guardavano e guardano ancora Italia 1 alle 2 del pomeriggio.

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